Assieme a Mattia Vezzola e Antonio Rocchi in una foto di qualche tempo fa |
Torno, solo dopo qualche tempo per una assenza dovuta a gravi ragioni familiari, per illustrarvi un po' il mio percorso al Vinitaly 2012 e per cercare di fare qualche flashback sui momenti più significativi di questa mia consueta dipartita per il Lago di Garda-Verona di ogni anno.
Il bilancio del primo Vinitaly "proweinizzato", che si è svolto in giorni feriali dalla domenica al mercoledì, è stato tutto sommato rinfrancante: a dispetto della crisi economica globale il settore gode di una buona salute con cifre che parlano di un incremento dell'export (4.4 miliardi di euro) rispetto all'anno precedente nonostante la diminuzione della produzione nella nostra penisola, e un'affluenza presso i padiglioni della fiera di Verona di circa 150.000 operatori per una kermesse sempre più business e sempre meno evento folcloristico, coinvolgente circa 4200 espositori. Del resto solo in Italia il settore vanta 13,5 miliardi di euro di giro d'affari, esclusi altri due miliardi di indotto e esige particolare interesse ed attenzione, visto anche il trend in crescita dovuto al fatto che il consumo è aumentato su scala globale del 3,5 % negli ultimi anni, come riportato dall'Economist.
Certo, è stata la prima edizione con bimba al seguito e devo dire che la mia piccola si è dimostrata ancora una volta, dopo varie esperienze brussellesi, cena-compatibile e altresì fiera-compatibile, non creando alcun problema al papà degustatore.
Programma del sabato: a cena al caffè Italia a Desenzano dove abbiamo avuto l'onore di vederci servito l'aperitivo dalle mani di Mattia Vezzola, uno dei migliori enologi italiani e padre dei piu' prestigiosi spumanti metodo classico della Franciacorta. Per noi un magnum di Costaripa Brut Rosè, dal perlage finissimo, con quell'odore fragrante di frutti di bosco, e con quel colore buccia di cipolla così caro a Vezzola, che del Chiaretto gardesano è uno dei maggiori propugnatori. Le sue origini comuni al senatore Molmenti, entrambi di Moniga del Garda, che inventò la delicatissima vinificazione Chiaretto nel 1896, lo hanno spinto sempre più a dare importanza a questo tipo di vinificazione e a farsi fautore della nascita della DOC Valtenesi lo scorso anno, sulle sponde del lago di Garda, quasi dernière chance stanti le scadenze OCM Vino, vocata soprattutto alla produzione di rosati. Prima bellissima esperienza quindi!!!
Il bilancio del primo Vinitaly "proweinizzato", che si è svolto in giorni feriali dalla domenica al mercoledì, è stato tutto sommato rinfrancante: a dispetto della crisi economica globale il settore gode di una buona salute con cifre che parlano di un incremento dell'export (4.4 miliardi di euro) rispetto all'anno precedente nonostante la diminuzione della produzione nella nostra penisola, e un'affluenza presso i padiglioni della fiera di Verona di circa 150.000 operatori per una kermesse sempre più business e sempre meno evento folcloristico, coinvolgente circa 4200 espositori. Del resto solo in Italia il settore vanta 13,5 miliardi di euro di giro d'affari, esclusi altri due miliardi di indotto e esige particolare interesse ed attenzione, visto anche il trend in crescita dovuto al fatto che il consumo è aumentato su scala globale del 3,5 % negli ultimi anni, come riportato dall'Economist.
Certo, è stata la prima edizione con bimba al seguito e devo dire che la mia piccola si è dimostrata ancora una volta, dopo varie esperienze brussellesi, cena-compatibile e altresì fiera-compatibile, non creando alcun problema al papà degustatore.
Programma del sabato: a cena al caffè Italia a Desenzano dove abbiamo avuto l'onore di vederci servito l'aperitivo dalle mani di Mattia Vezzola, uno dei migliori enologi italiani e padre dei piu' prestigiosi spumanti metodo classico della Franciacorta. Per noi un magnum di Costaripa Brut Rosè, dal perlage finissimo, con quell'odore fragrante di frutti di bosco, e con quel colore buccia di cipolla così caro a Vezzola, che del Chiaretto gardesano è uno dei maggiori propugnatori. Le sue origini comuni al senatore Molmenti, entrambi di Moniga del Garda, che inventò la delicatissima vinificazione Chiaretto nel 1896, lo hanno spinto sempre più a dare importanza a questo tipo di vinificazione e a farsi fautore della nascita della DOC Valtenesi lo scorso anno, sulle sponde del lago di Garda, quasi dernière chance stanti le scadenze OCM Vino, vocata soprattutto alla produzione di rosati. Prima bellissima esperienza quindi!!!
Nei giorni successivi , assieme alla classica comitiva che si raduna ogni anno grazie all'intraprendenza degli agenti di commercio Rocchi, padre e figlio (www.rocchi.be, per vedere il parco vini di Francesco, che assieme a suo padre Antonio, che è tra l'altro mio cugino oltre che un grande amico, propone una varietà di vini italiani di qualità soprattutto nelle Fiandre e a Bruxelles e non solo in Italia), abbiamo fatto un giro fra gli stand di riferimento, soffermandoci anche su qualche gradita novità.
L'etichetta del Pan, da un dipinto di Pietro Cascella |
Menzione speciale la merita il Pan Chardonnay, anch'esso IGT, già premiato in vari concorsi francesi, come comunicatoci non senza una punta di orgoglio dalla titolare Stefania Bosco, che gestisce, assieme a suo fratello, l'azienda fondata al termine dell'Ottocento dal capostipite Nestore: un degno competitor dei più blasonati Chablis, con sentori burrosi, nocciola, frutta gialla esotica stramatura, dall'ananas alla banana al mango, oltre forse ad accenni mielati e vanigliati come varianti al naso e in bocca di una pienezza sontuosa ed una rotondità derivata da un sapiente passaggio di circa un anno fra tonneaux di 500 litri e barriques di rovere francese e cinque mesi di affinamento in bottiglia nei tunnel sotterranei delle loro cantine. I suoi 14,5 gradi lo rendono adatto a piatti di pesce importanti e non annichilirebbe nemmeno davanti a carni bianche piuttosto speziate...anzi, si potrebbe azzardare anche qualcosa in piu', specie se abbinato con cucina burrosa o cremosa à la française. Mi ha ricordato un altro gigante adriatico fra gli Chardonnay italiani, il pugliese Pietrabianca Castel del Monte DOC di Antinori, cesellato ad arte da Renzo Cotarella.
Con il grande e discusso Michel Rolland |
Con Fabio Contato, Patron della Provenza Cantine |
"Bevi il tuo Lugana giovane,
giovanissimo e godrai
della sua freschezza.
Bevilo di due o tre anni e ne godrai
della sua completezza"
...e le stesse parole del faro dell'enogastronomia italiana le ritroviamo in quelle che Fabio Contato spesso usa per definire la mission della Provenza Cantine: creare un Lugana del territorio esaltandone le caratteristiche di longevità. A me sembra davvero che ci stia riuscendo!!!
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