Mi ero ripromesso da tempo di voler creare un blog sul vino, e dopo avere acquisito una certa dimestichezza con lo strumento, penso sia giunta l'ora di mettere su web le emozioni suscitate dagli "incontri di vino" che, durante le numerose cene ad hoc in questa capitale europea, abbiamo, assieme ai miei amici appassionati, il piacere di provare.
Lo scorso giovedì abbiamo creato un piccolo evento qui a casa e ci siamo avventurati alla scoperta dei vini di una giovane cantina etnea, Al Cantara di Randazzo, che da sei anni ha cominciato ad offrirci vini molto particolari, legati indissolubilmente alla "vulcanicità" del terroir della provincia catanese, cosi' come fanno, del resto altri produttori quali Benanti, Cornelissen, il belga naturalista radicale ed anche il cantante dei Simply Red, Mick Hucknall, che da una decina di anni ha investito in zona, a Sant'Alfio per la precisione, fondando la cantina Il Cantante.
Grazie a Leda Giuffrida, di stanza qui a Bruxelles, abbiamo potuto conoscere quasi la gamma intera dei vini di Al Cantara e quello che è stato creato dal 2004 da suo padre Pucci, che, smesse le vesti di famoso commercialista a Catania, ha avviato questa sua nuova esperienza professionale sui suoi 9 ettari a 600 metri alle pendici dell'Etna.
Al Cantara è quindi un'azienda nuova, che, assieme a molti altri produttori, valorizza il territorio della parte orientale della Sicilia in modo opposto di quanto fatto, peraltro egregiamente, nella parte occidentale: meno vitigni internazionali, pur presenti, e maggiore spazio ai vitigni autoctoni, dal Carricante, alla Minnella al Grecanico Dorato per i bianchi, ai Nerelli (Mascalese e Cappuccio) per i rossi. Meno struttura, meno carica antocianica e "cioccolatosità" per i rossi, ma mineralità, terroir, e veridicità ed autenticità in ogni vino.
Ma Al Cantara non è solo vino, è progetto culturale che cerca di combinare Vino, Arte e Poesia, come il significato stesso della parola mette in evidenza: al cantara vuol dire ponte, quello che dovrebbe stabilirsi grazie a questo progetto fra i tre elementi, anche grazie alla consulenza di una docente di letteratura all'Università di Catania, attraverso cui l'idea del signor Pucci ha potuto prendere forma. Ogni vino della gamma alta porta il nome di parole presenti nei versi di Nino Martoglio, poeta etneo di Belpasso dell'inizio del secolo scorso, mentre quelli della gamma bassa i titoli di altrettante poesie di poeti comunque dello scorso secolo o contemporanei. Per le etichette, le stesse sono vere e proprie opere ispirate dai versi di Martoglio, e sono dell'artista catanese Alfredo Guglielmino. La scelta di bandire un concorso per l'etichetta del O Scuru O Scuru, ci è sembrata addirittura pionieristica: 127 artisti hanno proposto il volto al vino della azienda, che ha provveduto a scegliere i migliore, garantendo agli altri la pubblicazione delle etichette in appositi volumi.
E ancora nel concetto di "ponte" fra il Marsalese e l'Etna viene fatta risalire la scelta di adottare qualche vitigno internazionale e anche qualche vitigno tipico di quella zona, quale ad esempio il Grecanico, a ribadire la versatilità del territorio
Leda, quindi con garbo misto ad un composto orgoglio, ci ha accompagnato nel percorso facendoci esordire con un Occhi di Ciumi, IGT, uvaggio di piu' vitigni a bacca bianca con predominio del Carricante, che ci ha colpito per la freschezza e la mineralità e per una buona presenza in bocca che lo rende molto adatto ad aperitivi e salumi e per un prezzo assai contenuto in rapporto alla qualità.
Ci ha colpito particolarmente poi l'assoluta originalità del bianco 'A Notturna, IGT Sicilia, blend fra 85% di Grecanico e un 15 % del nordico Gewurztraminer. Il corredo aromatico proveniente dal grecanico, che lo fa assomigliare piu' al Sauvignon che alla Garganega di cui è considerato affine, viene qui amplificato dall'aggiunta di gewurztraminer, facendo trasparire al naso e in bocca sentori di frutta esotica, pesca matura e litchi, nonché ancora una mineralità abbastanza sostenuta che si riflette in una persistenza in bocca aumentata da una sua dominante freschezza ed un retrogusto molto gradevole. Non per nulla è stato il vino piu' gettonato, anche per la cospicua presenza femminile. Vino adatto soprattutto per aperitivi o in accompagnamento a formaggi erborinati, non disdegnerebbe comunque sposarsi anche con piatti di pesce saporiti.
Il secondo è stato il Pinot Nero "U Toccu", ancora IGT Sicilia, che come il Gewurztraminer fu impiantato su consiglio di Giacomo Tachis, principe degi enologi italiani e padre del Tignanello e del Solaia, che considerava l'Etna adatto ad ogni tipo di vitigno, anche i più difficili e spigolosi. A dire il vero non avrei proprio detto che si trattasse di un Pinot: il colore è più intenso di un pinot della Borgogna, e la struttura sembra diversa. In appena sei mesi di barrique è riuscito a conseguire, oltre ai sentori classici di frutta rossa, prugne mature su tutto, note tostate e di cacao, assieme ad una composta vaniglia; abbastanza rilevante è la permanenza in bocca ed il retrogusto è quasi dolce. Splendida quindi la prestazione di questo vitigno del nord al Sud, quasi degna di un Pommard o di un Chassagne de Montrachet. Si abbina bene a carni brasate o speziate o piatti comunque di una certa importanza.
Terzo tra i Rossi, "O Scuru Scuru", Etna Rosso Doc, prodotto di punta dell'azienda, compositum di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, da vigne importanti di piu' di 40 anni a resa molto bassa.
Questo vino mi ha colpito per la sua gentilezza, il suo tannino delicato, i suoi sentori di ciliegia sotto spirito e soprattutto una certa balsamicità e un sentore di liquirizia che testimoniano di uno spettro olfattivo dato da un sapiente affinamento in botte, che può durare anche più di un anno. Il finale, come è classico per i vini dell'Etna è abbastanza minerale e la persistenza di una certa lunghezza. Vino adatto anch'esso ad accompagnarsi con piatti importanti.
Dulcis in fundo e per una degna conclusione della degustazione, che abbiamo limitato e rimandato per una seconda sessione per altri vini, c'è stato il Gewurztraminer passito Lu Disiu, straordinario nella sua morbidezza e a mio avviso ai livelli dei piu' grandi passiti siciliani. Grazie alle temperature oscillanti ed alle grandi escursioni termiche il microclima delle pendici vulcaniche rende possibili grandi prestazioni per questo vitigno aromatico del lago di Termeno. L'appassimento su stuoie per circa venti giorni, la particolare vinificazione e la selezione degli acini ci danno un vino con note di albicocca candita e uvetta passa, con una straordinaria mineralità ed una rotondità in bocca che nulla ha ad invidiare ad esempio all'omologo Komtess di Saint Michael Eppan o ai piu' blasonati passiti di Pantelleria. Da solo o accompagnato con formaggi erborinati o pasticceria secca può farci adeguatamente compagnia, specie nelle serate di inverno.
Qui abbiamo terminato il nostro percorso, che ci ha permesso di saggiare le scelte aziendali, volte alla ricerca di una qualità costante a livello di produzione vitivinicola sorretta da un progetto culturale molto coinvolgente, che da ultimo ha compreso anche l'apertura di un'enoteca Atelier chiamato Spazio Al Cantara nel centro di Catania e che ha già riscosso riconoscimenti abbastanza numerosi.
Con Leda, in partenza per il Prowein a Dusseldorf, ci siamo salutati entrambi soddisfatti della serata e con una pronta volontà di riproporre qualcosa di simile presto, magari, per finire il resto dei vini.
Mio auspicio, vista la sicilianità intatta degli stessi vini, il legame tangibile con il territorio, con il combinato poesie ed etichette, è che Al Cantara possa essere di grande interesse per i numerosi ristoratori di origini siciliane presenti nel territorio belga, magari facendo leva sull'effetto "saudade", che spesso, abbinato alla qualità, è molto importante per veicolare prodotti-enogastronomici italiani in un mercato in cui il made in France lascia poco spazio. Di certo la qualità dell'azienda aiuterà in questa impresa.
Dulcis in fundo e per una degna conclusione della degustazione, che abbiamo limitato e rimandato per una seconda sessione per altri vini, c'è stato il Gewurztraminer passito Lu Disiu, straordinario nella sua morbidezza e a mio avviso ai livelli dei piu' grandi passiti siciliani. Grazie alle temperature oscillanti ed alle grandi escursioni termiche il microclima delle pendici vulcaniche rende possibili grandi prestazioni per questo vitigno aromatico del lago di Termeno. L'appassimento su stuoie per circa venti giorni, la particolare vinificazione e la selezione degli acini ci danno un vino con note di albicocca candita e uvetta passa, con una straordinaria mineralità ed una rotondità in bocca che nulla ha ad invidiare ad esempio all'omologo Komtess di Saint Michael Eppan o ai piu' blasonati passiti di Pantelleria. Da solo o accompagnato con formaggi erborinati o pasticceria secca può farci adeguatamente compagnia, specie nelle serate di inverno.
Qui abbiamo terminato il nostro percorso, che ci ha permesso di saggiare le scelte aziendali, volte alla ricerca di una qualità costante a livello di produzione vitivinicola sorretta da un progetto culturale molto coinvolgente, che da ultimo ha compreso anche l'apertura di un'enoteca Atelier chiamato Spazio Al Cantara nel centro di Catania e che ha già riscosso riconoscimenti abbastanza numerosi.
Con Leda, in partenza per il Prowein a Dusseldorf, ci siamo salutati entrambi soddisfatti della serata e con una pronta volontà di riproporre qualcosa di simile presto, magari, per finire il resto dei vini.
Mio auspicio, vista la sicilianità intatta degli stessi vini, il legame tangibile con il territorio, con il combinato poesie ed etichette, è che Al Cantara possa essere di grande interesse per i numerosi ristoratori di origini siciliane presenti nel territorio belga, magari facendo leva sull'effetto "saudade", che spesso, abbinato alla qualità, è molto importante per veicolare prodotti-enogastronomici italiani in un mercato in cui il made in France lascia poco spazio. Di certo la qualità dell'azienda aiuterà in questa impresa.
Finalmente la tua grande passione diventa blog. Sarà un successo meritato. In bocca al lupo!
RispondiEliminaL'altra grande passione...una è già blog...coming soon un altro post.-)
EliminaCaro Grande Amico, questa tua EUROPEA presentazione sulla cultura degustativa enograstronomica, associa l'amore per la terra ai sapori della passione...si vede che sei stato guidato da una grande passione, associando gusti, momenti e culture dai sapori diversi e sfumati. Del resto qui in Castel Madama è a tutti noi noto il riconoscimento affisso sulla tua porta di casa di Ministro e Ricercatore dei Buoni Sapori... Francescop
RispondiEliminaSe il nascere della Vita
RispondiEliminapotesse esser "vite"
quel mistero racchiuso in un chicco.
acino rosso come la passione
giallo come il candore del Sole.
Gemme di rugiada le tenere foglie
figlie del vecchio e tormentato arbusto.
Tronco,le cui radici entrano
nella profondità della terra,
si attaccano alla roccia
la sgretolano per tramutarla in linfa.
Radici, forti braccia di questa terra.
Terra
scaldata dal fuoco della sua Montagna
ventilata dalla brezza del suo Mare.
Ogni grappolo
succose parole al divenire del suadente nettare
per poi proferir Poesie
Titolo >> Vino dell'ETNA
complimenti per il blog
cordialmente
Giusi Belluomo
Signora Belluomo, lusingato di ricevere un commento di tal stile....continui a seguire il blog e mi aiuti a dare una certa verve poetica al mondo che descrivo...gliene sarei grato. Ancora Grazie
EliminaExcellent! Prosit!
RispondiEliminaExcellent Dr Pinguo! Interessante, chiaro e di alto livello.
RispondiEliminaPrendo nota e vado in Trinacria non prima pero' di un ripassino ad Offida...cosi...propedeutico.
I will probably be an enthusiastic follower of this blog so keep on and Prosit!
Your Lupis de Tinozzaris
Grande Lupo!!!
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