domenica 18 marzo 2012

Vini densi di emozioni. I "Jereces" andalusi.

Se avessi mille figli il primo principio umano
 che insegnerei loro è quello di abbandonare
 le bevande insipide e di dedicarsi al Jerez
William Shakespeare
(Enrico IV, Seconda parte)
Come già premesso, scopo di questo blog  è anche quello di  far conoscere il vino degli altri paesi, anche sull'onda della mia esperienza da introduttore e moderatore nel corso CIA Taste Days qui a Bruxelles. Traendo spunto da una presentazione di qualche tempo fa, cerchero' di darvi, in questo mio percorso, qualche "pillola" sui vini che piu' mi interessano o mi appassionano e che trovo più significativi, per provare a trasmettervi almeno la curiosità di provare le stesse mie emozioni. Comincio con una mia sempiterna passione, quella per i vini dolci e liquorosi, che possono attrarre non solo da neofiti, per la loro facilità di beva, ma ancor piu' attirano il bevitore più esperto per via degli intrecci fra storia e lavorazione del vino, che ne fanno ancor più apprezzare il fascino e comprendere il loro svolgersi al palato.
In effetti già la prima volta che l'ho assaggiato mi aveva  inondato di emozioni. Mai avrei potuto immaginare che quello fosse un Vino…e invece ...in tutta la sua corposità e in tutta la sua mirabolante  ampiezza di sentori era lì, un Pedro Ximenez, uno degli Sherry (come li chiamò Shakespeare), o Jerez o Xeres, per gli spagnoli che lo producono; vino che difficilmente le nostre papille gustative dimenticano …Nerissimo il colore, debordante al naso, questo vino dolce (o secco in altre versioni) si produce nella punta Sud della Spagna, in Andalusia, a Jerez de la Frontera, località nota anche per eventi motoristici, in una regione di ulivi, vigne, mare e sole. È un vino appartenente, come il Marsala, il Porto ed il Madeira alla categoria dei vini speciali liquorosi e fortificati, quelli in cui, per intenderci, viene aggiunto alcool, mistelle o mosti concentrati nella fase di lavorazione.  Il Jerez è un vino molto complesso, sia per la presenza di varie qualità, sia per il sistema di lavorazione, che in Italia ha il suo corrispettivo in  quello del Marsala, con il quale mantiene radici comuni per via del fatto che i primi a lavorare questi vini furono gli Inglesi,  che li fortificavano per renderli adatti al trasporto via mare sulla flotta di Sua Maestà evitando l’acetificazione.
Del resto se pensiamo ai Porto,  con le diverse categorie definite con termini inglesi (Tawny, Ruby o Old Vintage) o alla storia del Marsala che fu chiamato Victory Wine dopo la battaglia di Trafalgar e la sconfitta della flotta napoleonica e che fu introdotto nel "Porto di Allah" (questo è il significato in arabo di Marsala) da John Woodhouse nel fine Settecento, ci rendiamo poi conto che questi vini non costituirebbero patrimonio vitivinicolo mondiale senza l'apporto dei cittadini  fedeli to "her majesty, the Queen".
Per ciò che attiene ai vitigni le uve del Jerez, coltivate nel caratteristico terreno roccioso detto albariza, sono il Palomino, la più usata, il Pedro Ximenez, e il Moscatel, prima vinificate inizialmente in un vino bianco secco, poi lavorate con pazienza nel tempo fino a darci un vino dalle  caratteristiche peculiari e diverse a seconda delle diverse categorie. Prima denominacion d’origen spagnola, il Jerez, a seconda delle lavorazioni e del grado di dolcezza, si distingue in due tipi principali, Fino e Oloroso, anche detti rispettivamente a invecchiamento biologico o ossidativo. I Jereces appartenenti alla categoria Fino sono: Manzanilla, Fino e Amontillado; mentre nella categoria Oloroso troviamo Oloroso, e Cream. Il Pedro Ximenez,  anche se alcuni lo definiscono oloroso, può costituire categoria a sé, mentre un ultimo tipo di Sherry è il Palo Cortado, che si colloca nel mezzo, con caratteristiche che richiamano sia gli uni che gli altri.
Elemento caratteristico, oltre all’essere secchi, dei Jereces di tipo Fino nella vinificazione, è la formazione, grazie a dei lieviti particolari che trovano habitat ideale solo in quella zona, principalmente di saccharomyces beticusdi uno strato protettivo detto flor nei vini con meno aggiunta di distillato di vino (fino a  raggiungere i 15 gradi tramite il cosiddetto cabeceo).
Questa flor si forma in particolari condizioni di aerazione, di umidità e temperatura, e grazie all'alcool aggiunto sul vino nelle botti riempite per 4/5, già un mese dopo la immissione nelle botas. La stessa poi consuma il residuo zuccherino, riduce la glicerina e l’acidità volatile e raffina il  tenore di esteri ed aldeidi, contribuendo a esaltare le caratteristiche olfattive del vino stesso. La flor, che è la magia di questi vini, protegge dall’ossidazione, e li mantiene intatti da possibili difetti: l'aggiunta di alcool fino ai 15 gradi, fa il resto,  contribuendo a renderlo di un  particolare colore giallo ambrato, piuttosto scarico. 
Il Manzanilla è un Fino prodotto nella zona di San Lucar de Barrameda, ed è considerato più pregiato e con gli stessi sentori di mandorla del Fino più comune.
L’Amontillado, altra tipologia a metà fra fino ed oloroso, è secco ma più morbido e con un certo sentore di nocciola, che si sprigiona anche grazie ad una aggiunta di alcool leggermente superiore, incompatibile con la flor, che non resiste a tali gradazioni (16-18°). Il suo colore più acceso deriva dal fatto che tal sherry nasce fino, poi proprio per la perdita della flor protettiva, subisce un’ossidazione più accentuata. 
Vista quindi la componente dei vini Jerez che derivano principalmente il loro affinamento dall'incidenza chimico-biologica di lieviti particolare , vediamo ora cosa avviene nell'altra tipologia , che prende il nome di Oloroso. 
Gli Oloroso, di colore ambra scuro vista l'assenza della flor ed una accentuata ossidazione, aggiunti con una quantità più consistente di  alcool  subito dopo la fermentazione fino a raggiungere i 18-20°, sono anche secchi  (rarità),  ma in genere sono caratterizzati da un amggior residuo zuccherino, una grande morbidezza, e  ricordi di aromi tostati e frutta secca.
Il Cream è un Oloroso dolce con un grado alcoolico che può giungere  fino ai 22,5 gradi,  mentre la massima espressione  a mio avviso dello sherry si ottiene con il dolcissimo ma mai stucchevole Pedro Ximenez (PX), sciroppo capace di sciogliersi in bocca in un’odissea sensoriale che non ha eguali. Questo può farsi appartenere alla terza tipologia di Jereces, vale a dire quella dei vini  dolci naturali, ottenuto dall’appassimento al sole (soleo) delle  uve dell’omonimo vitigno  e evoca al naso  uva passita, fichi secchi, frutta candita, spingendosi fino ad aromi tostati e liquirizia, inebriando già solo per il suo straordinario spettro sensoriale. Al palato sarà di una straordinaria persistenza che prolunga quanto provato al naso. Di certo, l'ho già detto, è un vino che una volta bevuto lo si ricorda per sempre. Adatto alla meditazione, e quindi a bersi solo, si abbina bene anche con cibi persistenti e piccanti, capaci di reggere il confronto, come ad esempio i formaggi speziati ed erborinati.
Tutti gli sherries o jereces che dir si voglia sono sottoposti alla maturazione classica per questi vini, attraverso il metodo delle Solera y Criaderas. Questo metodo si basa sul principio che il vino più giovane acquisisce il carattere e i pregi di quelli più vecchi. In termini pratici, il sistema consiste in una serie di botti,  disposte a piramide. Quella che si trova a contatto con il suolo (suelo),  viene appunto detta solera. Le serie di botti  sopra la solera prendono il nome di criadera, e possono essere di un numero variabile a seconda del tipo di sherry. Ogni anno il vino della solera viene prelevato e imbottigliato (sacas), colmando la parte di vino tolta  con il vino della prima criadera, questo con il vino della seconda criadera, e così via, fino all'ultima criadera. Il vino dell'ultima criadera è colmato con il vino nuovo (rocios). L'abilità consiste nell'effettuare tali operazioni in piccole quantità in modo da non danneggiare la qualità e le caratteristiche dell'intero sistema, frutto di un ininterrotto processo lungo anche secoli. Per legge, ogni anno si può prelevare un massimo del 30% del volume della solera. Ovviamente per gli Oloroso il periodo di maturazione è più lungo. La temperatura di servizio è quella ambiente, o leggermente fresca.
Il Nectar di Gonzales Byass ( a proposito a Madrid  la mitologica insegna alla Puerta del Sol di Tio Pepe, lo sherry fino, l'hanno tolta, mi hanno detto!!), il Terry di Pedro Domecq,  il San Emilio di Emilio Lustau, Emilio Hidalgo sono i PX piu' noti e che offrono prezzi comparabili ad un buon vino dolce italiano.
In Spagna costano un po' meno, com'è noto. Eh sì!!! Si parla spesso di Europa e mercato unico, ma sui vini, a costo di essere ripetitivo, penso si debba fare di più. Non si puo' lasciare il protezionismo quale unico principio di reciprocità!!
Ad ogni modo la prossima settimana saremo anche noi al Vinitaly a tastare il polso al mondo del vino, a vedere ed ascoltare i produttori in questo momento di crisi, in cui il residuo in cantina è spesso una costante. Per impressioni varie l'appuntamento è a presto, quindi!!!

martedì 6 marzo 2012

"Do the right thing !» implante sur l'Etna! Soirée Al Cantara



 Je m'étais promis depuis longtemps de créer un blog sur le vin, et après avoir acquis une certaine familiarité avec l'instrument, je pense qu'il est venu le temps de mettre sur le Web les émotions eues dans le diverses "rencontres du vin" que, pendant les nombreux dîners faits exprès dans cette capitale européenne, nous avons, avec mes amis  passionnés du vin, le plaisir d'essayer.
Jeudi dernier, nous avons créé un petit événement chez nous et nous nous sommes aventurés à la découverte des vins d' un établissement vinicole jeune de la Vallée de l'Etna, Al Cantara  de Randazzo, qui, depuis six ans a commencé à proposer des vins très spéciaux, inextricablement liés à la "volcanité" du terroir la province de Catane, si comme ils le font,  d'ailleurs,  des autres producteurs comme Benanti, Cornelissen, naturaliste belge radical tout aussi bien comme le chanteur de Simply Red, Mick Hucknall, qui depuis dix ans a investi dans ces lieux, a Sant'Alfio pour la précision, où il a fonde  la cave viticole Il Cantante.
Merci à Leda Giuffrida, de base ici à Bruxelles, nous avons pu connaître presque toute la gamme de vins de Al Cantara et ce qui a été créé depuis 2004 par son père, Pucci, qui, enlevés les vêtements de célèbre expert-comptable à Catane, a commencé cette nouvelle expérience sur ses 9 hectares à 600 mètres sur les pentes de l'Etna.
Al Cantara est donc une nouvelle entreprise, qui avec d'autres nombreux producteurs, exploite le territoire de la partie orientale de la Sicile dans le sens inverse de ce qui a été fait, pourtant, très bien à l'ouest:  moins de cépages internationaux, bien que présents, et plus d'espace pour des cépages autochtones comme le Carricante,  plutôt que la Minnella et le Grecanico doré pour les blancs, les Nerelli (Mascalese et Cappuccio) pour les rouges. Moins de structure, la moins de charge en anthocyanes, moins  de "chocolateux" pour les rouges, mais plus de minéralité,  de terroir, et de  véracité et d'authenticité dans chaque vin.
Mais Al Cantara n'est pas seulement le vin, est un projet culturel qui vise à combiner le vin, l'art et la poésie, comme la signification du mot met en évidence: al-cantara signifie « pont », ce qui devrait être bâti par le moyen de ce projet entre les trois éléments,  grâce aussi à l'aide d'un professeur de littérature à l'Université de Catane, à travers laquelle l'idée de M. Pucci a pu prendre forme. Chaque vin de la gamme la plus élevée est nommé avec des mots repris dans les versets de Nino Martoglio, un poète de l'Etna du début du siècle dernier, tandis que ceux de la gamme de base, correspondent aux titres de nombreuses œuvres de poètes du début du XXème siècle ou contemporains. Pour les étiquettes, les mêmes sont de véritables œuvres inspirées par les versets de Martoglio, et peintes par l’artiste Alfredo Guglielmino. La décision de tenir un concours pour l’étiquette de « O Scuru O O Scuru », semblait même pionnière avec 127 artistes qui ont essayé de donner le visage à ce vin ; Al-Cantara a ensuite choisi le meilleur, en garantissant la publication des autres étiquettes dans des volumes publiés à leur frais. Et  encore dans le concept de «pont» entre Marsala et Etna, on fait remonter le choix d'adopter quelques cépages internationaux et d’autres typiques de cette région, comme le Grecanico, pour confirmer la polyvalence du territoire.
Leda, très poliment mais avec un trait composé d'orgueil, nous a accompagné dans le parcours en commençant par un Occhi di Ciumi,  Indication Géographique Protégée IGT, un mélange de plusieurs cépages à baie blanche avec une prédominance de Carricante, qui nous a impressionné par sa fraîcheur et sa minéralité, et pour une bonne présence dans la bouche qui le rend très approprié pour la charcuterie et les apéritifs et aussi pour un prix très contenu par rapport à sa qualité.
Nous avons été ensuite frappés par l'originalité du particulier blanc "'A Notturna", IGT Sicile, mélange de 85% de grecanico et 15% du cépage du nord Gewurztraminer. L'arôme parfumé provenant de grecanico, qui lui donne l'air plus du  Sauvignon  que de la Garganega qui est censée être très voisine,   est ici amplifié par l'ajout de Gewurztraminer, mettant en lumière au  nez et dans  la bouche des notes de fruits tropicaux, pêche mûre et de litchi, et encore une minéralité soutenue qui se reflète dans une persistance en bouche augmentée d’une fraîcheur dominante et un arrière-goût très agréable. Pas de surprise s’il a été  le vin le plus populaire de la soirée, aussi dû à la présence remarquable des femmes. Vin particulièrement adapté pour des apéritifs ou en accompagnement de fromages, même bleus, il ne refuserait pas de se marier avec des plats poissons épicés.

Nous avons ensuite goûté trois vins rouges: le premier était un mono-cépage de Nerello Mascalese IGT Sicile, "Muddichi de Suli", « morceaux de soleil », qui frappe pour une étiquette particulière et évocatrice. La faible charge en anthocyanes  le fait rassembler  beaucoup dans sa couleur à un pinot noir ou un grignolino, mais la remarquable acidité lui donne un certain degré de personnalité. La variété des Plaines de Mascali je ne l’'avais jamais goûtée en pureté: c'est un vin pour "buveurs experts" qui sont en mesure de le comprendre. Il ne fait que l'acier, sa teneur en alcool n'est pas très élevée et son authenticité et son être éclectique le rend un vin apte à accompagner tout un repas.

Le deuxième rouge a été le Pinot Noir " U Toccu ", IGT Sicile il aussi, qui, comme le Gewurztraminer a été implanté suivant les conseils de Giacomo Tachis, le prince entre les  œnologues italiens et le père du  Tignanello et du  Solaia, qui considère l'Etna adapté à tout type de cépage, même les plus difficiles et anguleux. A vrai dire, je n’aurais jamais dit que c'était un Pinot: la couleur est plus intense qu'un Pinot de Bourgogne, et la structure semble différente. En seulement six mois dans des barriques il a réussi à atteindre, outre les parfums classiques de fruits rouges (prunes mûres surtout), des notes grillées et de chocolat, avec une vanille très gentille ; assez importante la permanence en bouche  et l'arrière-goût est presque doux. Donc, la performance de cette variété du nord  implantée au sud a été magnifique, quasiment  digne d'un Pommard ou un Chassagne Montrachet. Il va bien avec les viandes braisées ou des plats épicés, et  d'une certaine importance.

Troisième parmi les Rouges, "O Scuru O Scuru", Etna Rosso DOC, produit fleuron de l'entreprise, mélange entre Nerello Mascalese et Nerello Cappuccio, en provenance  des vignes les plus importantes de 40 ans et plus à très faible rendement.
Ce vin a été impressionnant dans sa gentillesse, ses tanins doux, ses notes de cerises sous alcool avec une pointe balsamique et une senteur de réglisse, qui témoignent d'un spectre olfactif donné par un sage vieillissement en barriques, qui peut durer plus d'un an.
La fin, comme pour tous  les vins classiques de l'Etna est tout à fait minérale et la persistance d'une certaine longueur. Ce vin aussi est apte à accompagner des plats importants.

Last but not least, et pour une conclusion digne de la dégustation, que nous avons limité et différé pour une deuxième session pour les vins qui restent, on a eu Gewurztraminer  passerillé Lu Disiu, extraordinaire dans sa douceur, et à mon avis aux  niveaux des meilleurs passito de Sicile. En raison des fluctuations de température le microclimat des pentes volcaniques rend possible une grande performance pour cette variété aromatique du lac Tramin. Le passerillage sur des nattes pendant environ vingt jours, la vinification particulière et la sélection des raisins nous donnent un vin avec des notes d'abricots confits et des raisins secs, avec une minéralité extraordinaire et  une rondeur en bouche qui n'a rien à envier à son  homologue Komtess Saint Michael Eppan ou aux nobles vins doux de Pantelleria. Seul ou accompagné de fromages bleus ou de pâtisseries sèches  il peut nous tenir  adéquatement compagnie, surtout dans les soirées d'hiver.
Avec ça  nous avons terminé notre parcours, qui nous a permis de tester les choix de l'entreprise, adressées à la recherche d'un niveau de qualité constant dans la production du vin, soutenu par un projet culturel très entrainant, qui a récemment inclus également l'ouverture d'une Œnothèque Atelier appelée Espace Al Cantara dans le centre de Catane, qui a déjà reçu un assez grand nombre de reconnaissances.
On s’est salué avec Leda, en train de partir le lendemain pour  Düsseldorf au Prowein, très satisfaits, avec la volonté  de proposer quelque chose de pareil peut-être bientôt, pour terminer le reste des vins.
J'espère, compte tenu de la sicilianité intacte de ces vins, du lien tangible avec le territoire, combinée avec les poèmes et les étiquettes, que Al Cantara puisse être d'un grand intérêt pour les nombreux restaurateurs  d’origines siciliennes en Belgique, peut-être jouant sur un effet de "nostalgie", qui souvent, combiné avec la qualité, est très important pour véhiculer les produits oeno-gastronomique italiens dans un marché où le Made in France laisse peu d'espace. Certes, la qualité de l'entreprise aidera dans cet effort.

domenica 4 marzo 2012

"Do the right thing": impianta sull'Etna!!! Serata Al Cantara

Mi ero ripromesso da tempo di voler creare un blog sul vino, e dopo avere acquisito una certa dimestichezza con lo strumento, penso sia giunta l'ora di mettere su web le emozioni suscitate dagli "incontri di vino" che, durante le numerose cene ad hoc in questa capitale europea, abbiamo, assieme ai miei amici appassionati, il piacere di provare.
Lo scorso giovedì abbiamo creato un piccolo evento qui a casa e ci siamo avventurati alla scoperta dei vini di una giovane cantina etnea, Al Cantara di Randazzo, che da sei anni ha cominciato ad offrirci vini molto particolari, legati indissolubilmente alla "vulcanicità" del terroir della provincia catanese, cosi' come fanno, del resto altri produttori quali Benanti, Cornelissen, il belga naturalista radicale ed anche il cantante dei Simply Red, Mick Hucknall, che da una decina di anni  ha investito in zona, a Sant'Alfio per la precisione, fondando la cantina Il Cantante.
Grazie a Leda Giuffrida, di stanza  qui a Bruxelles, abbiamo potuto conoscere quasi la gamma intera dei vini di Al Cantara e quello che è stato creato dal 2004 da suo padre Pucci, che, smesse le vesti di famoso commercialista a Catania, ha avviato questa sua nuova esperienza professionale sui suoi 9 ettari a 600 metri alle pendici dell'Etna. 
Al Cantara è quindi un'azienda nuova, che, assieme a molti altri produttori, valorizza il territorio della parte orientale della Sicilia in modo opposto di quanto fatto, peraltro egregiamente, nella parte occidentale: meno vitigni internazionali, pur presenti, e maggiore spazio ai vitigni autoctoni, dal Carricante, alla Minnella al Grecanico Dorato per i bianchi, ai Nerelli (Mascalese e Cappuccio) per i rossi. Meno struttura, meno carica antocianica e "cioccolatosità" per i rossi, ma mineralità, terroir, e veridicità ed autenticità in ogni vino.
Etna Rosso O'scuru O'scuruMa Al Cantara non è solo vino, è progetto culturale che cerca di combinare Vino, Arte e Poesia, come il significato stesso della parola mette in evidenza: al cantara vuol dire ponte, quello che dovrebbe stabilirsi grazie a questo progetto fra i tre elementi, anche grazie alla consulenza di una docente di letteratura all'Università di Catania, attraverso cui l'idea del signor Pucci ha potuto prendere forma. Ogni vino della gamma alta porta il nome di parole presenti nei versi di Nino Martoglio, poeta etneo di Belpasso dell'inizio del secolo scorso, mentre quelli della gamma bassa i titoli di altrettante poesie di poeti comunque dello scorso secolo o contemporanei. Per le etichette, le stesse sono vere e proprie opere ispirate dai versi di Martoglio, e sono dell'artista catanese Alfredo Guglielmino. La scelta di bandire un concorso per l'etichetta del O Scuru O Scuru,  ci è sembrata addirittura pionieristica: 127 artisti hanno proposto il volto al vino della azienda, che ha provveduto a scegliere i migliore, garantendo agli altri la pubblicazione delle etichette in appositi volumi.
 E ancora nel concetto di "ponte" fra il Marsalese e l'Etna viene fatta risalire la scelta di adottare qualche vitigno internazionale  e anche qualche vitigno tipico di quella zona, quale ad esempio il Grecanico, a ribadire la versatilità del territorio

Leda, quindi con garbo misto ad un composto orgoglio, ci ha accompagnato nel percorso facendoci esordire con un Occhi di Ciumi, IGT, uvaggio di piu' vitigni  a bacca bianca con predominio del Carricante, che ci ha colpito per la freschezza e la mineralità e  per una buona presenza in bocca che lo rende molto adatto ad aperitivi e salumi e per un prezzo assai contenuto in rapporto alla qualità.
Ci ha colpito particolarmente poi l'assoluta originalità del bianco 'A Notturna, IGT Sicilia, blend fra 85% di Grecanico e un 15 % del nordico Gewurztraminer. Il corredo aromatico proveniente dal grecanico, che lo fa assomigliare piu' al Sauvignon che alla Garganega di cui è considerato affine, viene qui amplificato dall'aggiunta di gewurztraminer, facendo trasparire al naso e in bocca sentori di frutta esotica, pesca matura e litchi, nonché ancora una mineralità abbastanza sostenuta che si riflette in una persistenza in bocca aumentata da una sua dominante freschezza ed un retrogusto molto gradevole. Non per nulla è stato il vino piu' gettonato, anche per la cospicua presenza femminile. Vino adatto soprattutto per aperitivi o in accompagnamento a formaggi erborinati, non disdegnerebbe comunque sposarsi anche con piatti di pesce saporiti.
Abbiamo poi degustato tre rossi: il primo è stato un IGT Sicilia monovitigno di Nerello Mascalese, "Muddichi di Suli", morsi di sole, che colpisce anche per una particolare ed evocativa etichetta. La scarsa carica antocianica lo fa assomigliare molto nel colore ad un pinot noir o ad un grignolino, ma la spalla acida gli conferisce comunque una certa personalità. Il vitigno della Piana di Mascali non lo avevo mai assaggiato in purezza: è un vino per "bevitori avanzati" che siano in grado di comprenderlo. Fa solo acciaio ed il grado alcolico non elevato e la sua versatitilità e autenticità lo rendono vino adatto ad un accompagnamento a tutto pasto.
Il secondo è stato il Pinot Nero "U Toccu", ancora  IGT Sicilia, che come il Gewurztraminer fu impiantato su consiglio di Giacomo Tachis, principe degi enologi italiani e padre del Tignanello e del Solaia, che considerava l'Etna adatto ad ogni tipo di vitigno, anche i più difficili e spigolosi. A dire il vero non avrei proprio detto che si trattasse di un Pinot: il colore è più intenso di un pinot della Borgogna, e la struttura sembra diversa. In appena sei mesi di barrique è riuscito a conseguire, oltre ai sentori classici di frutta rossa,  prugne mature su tutto, note tostate e di cacao, assieme ad una composta vaniglia; abbastanza rilevante è la permanenza in bocca ed il retrogusto è quasi dolce. Splendida quindi la prestazione di questo vitigno del nord al Sud, quasi degna di un Pommard o di un Chassagne de Montrachet. Si abbina bene a carni brasate o speziate o piatti comunque di una certa importanza.
Terzo tra i Rossi, "O Scuru Scuru", Etna Rosso Doc, prodotto di punta dell'azienda, compositum di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, da vigne importanti di piu' di 40 anni a resa molto bassa.
Questo vino mi ha colpito per la sua gentilezza, il suo tannino delicato, i suoi sentori di ciliegia sotto spirito e soprattutto una certa  balsamicità e un sentore di liquirizia che testimoniano di uno spettro olfattivo dato da un sapiente affinamento in botte, che può durare anche più di un anno. Il finale, come è classico per i vini dell'Etna è abbastanza minerale e la persistenza di una certa lunghezza. Vino adatto anch'esso ad accompagnarsi con piatti importanti.
Dulcis in fundo e per una degna conclusione della degustazione, che abbiamo limitato e rimandato per una seconda sessione per altri vini, c'è stato il Gewurztraminer passito Lu Disiu, straordinario nella sua morbidezza e a mio avviso ai livelli dei piu' grandi passiti siciliani. Grazie alle temperature oscillanti ed alle grandi escursioni termiche il microclima delle pendici vulcaniche rende possibili grandi prestazioni per questo vitigno aromatico del lago di Termeno. L'appassimento su stuoie per circa venti giorni, la particolare vinificazione e la selezione degli acini ci danno un vino con note di albicocca candita e uvetta passa, con una straordinaria mineralità ed una rotondità in bocca che nulla ha ad invidiare ad esempio all'omologo Komtess di Saint Michael Eppan o ai piu' blasonati passiti di Pantelleria. Da solo o accompagnato con formaggi erborinati o pasticceria secca può farci adeguatamente compagnia, specie nelle serate di inverno.
Qui abbiamo terminato il nostro percorso, che ci ha permesso di saggiare le scelte aziendali, volte alla ricerca di una qualità costante a livello di produzione vitivinicola sorretta da un progetto culturale molto coinvolgente, che da ultimo ha compreso anche l'apertura di un'enoteca Atelier chiamato Spazio Al Cantara nel centro di Catania e che ha già riscosso riconoscimenti abbastanza numerosi.
Con Leda, in partenza per il Prowein a Dusseldorf, ci siamo salutati entrambi soddisfatti della serata e con una pronta volontà di riproporre qualcosa di simile presto, magari, per finire il resto dei vini.
Mio auspicio, vista la sicilianità intatta degli stessi vini, il legame tangibile con il territorio, con il combinato poesie ed etichette, è che Al Cantara possa essere di grande interesse per i numerosi ristoratori di origini siciliane presenti nel territorio belga, magari facendo leva sull'effetto "saudade",  che spesso, abbinato alla qualità, è molto importante per veicolare prodotti-enogastronomici italiani in un mercato in cui il made in France lascia poco spazio. Di certo la qualità dell'azienda aiuterà in questa impresa.