domenica 12 luglio 2020

Metti un sabato a pranzo ai Castelli Romani: Poggio Le Volpi: Vini, Epos Bistrot e Ristorante Gourmet Barrique

Voglio riniziare il percorso interrotto qualche anno fa oramai per poter tornare a parlare di vino e voglio farlo parlando delle eccellenze della mia regione, che oramai ho lasciato da quasi undici anni e che sto riesplorando ora con altri occhi anche in chiave prospettiva, visto il prossimo epilogo della mia parentesi di vita e lavorativa in terra belga. Nel frattempo molte cose sono cambiate e il luogo che ho visitato sabato scorso e' nato proprio durante la mia assenza, nel  dicembre 2014 con il Wine Bistrot, prendendo le sembianze odierne solo nel 2017. 
Si' perche' sabato scorso con Doretta ci siamo detti:  "Perche' non andiamo verso Frascati?" terra di un caro amico mai dimenticato e che trasuda ancora molti sentimenti per la nostra famiglia. Memore del Luna Mater  di Fontana Candida bevuto la sera prima, abbiamo deciso di andare verso Finocchio (sulla Casilina) e risalire verso i castelli Romani, passando proprio da quella via in salita (via Fontana Candida), dove  contavo a memoria gia' tre aziende proveniendo dal comune di Roma:  Casata Merge', poi il famoso Fontana Candida, propaggine del territorio del comune di Frascati  e piu' in alto Poggio Le Volpi, dove siamo gia' passati al territorio di Monte Porzio Catone.
Ho detto a mia moglie: "Lassu' ci dovrebbe essere un bistrot di Poggio Le Volpi, ti ricordi? Quelli dell'Epos, del People, del Donnaluce?" Mia moglie, non so se per accondiscendenza o se davvero ricordasse, ha annuito, allettata dall'idea.
Ed infatti, appena superato il casello della autostrada, sulla destra, sotto qualche goccerellina di pioggia, ci troviamo in un ampio parcheggio e davanti ad un bell'edificio  con richiami signorili e pertinenze in marmo sovrastante le vigne a spalliera volte verso il levante, vale a dire verso la Capitale. Andiamo all'Epos Wine and Food, ma ci dicono che al piano sottostante si potrebbe provare anche l'esperienza gourmet del Ristorante Barrique. Ci sediamo al Bistrot ripromettendoci di valutare e provare poi il Ristorante Gourmet (con 2 menu da 7 e 9 portate a prezzi ancora ragionevoli), non senza notare la carne a vista e la braceria gestita da un dedicato giovane "asador", che aveva notato il mio sguardo iniziale fra l'incuriosito e il sorpreso.
Il pranzo doveva essere veloce, poi, quando un simpatico cameriere equipaggiato con mascherina ci ha passato le carte dei menu (no, non il tablet), abbiamo capito che trattavasi realmente di cosa seria e che meritava il tempo necessario.
I piatti sono immediati, territoriali, poi c'e' la braceria con carni da vari posti del mondo, dalla Prussia polacca, al Simmenthal svizzero, per passare anche ad altri paesi, e la carne e' sottoposta a dry ageing, alla frollatura alla temperature costante di due gradi  a umidita' controllata, che ne conserva e preserva le caratteristiche. El Asador, che si chiama Edoardo, mi ha poi accompagnato a vedere la cella apposita dove le carni riposano in genere per tre mesi o piu'. Lo stesso Edoardo, sollecitato da me, mi ha proposto di prendere la Simmenthal svizzera e me ne ha dato un assaggio cruda per capire a pieno la sua morbidezza: un trattamento del genere lo avevo avuto solo a Lanzarote al Ristorante Toro, anche li' esperienza gourmet di un certo livello.
La cella "dry ageing"

Al contempo mia moglie prende le costolette d'agnello e patate, comme d'habitude, e mia figlia dei rigatoni alla carbonara. Per contorni la classica cicoria ripassata e un abbondante piatto di friggitelli. E cosi' vengo a scoprire che il cuoco che gestisce entrambi i ristoranti di Poggio Le Volpi, vista la dipartita a inizio anno da EPOS del suo secondo Daniele Corona verso Toronto per essere Chef de cuisine presso il ristorante stellato Don Alfonso della famiglia Iaccarino, e' Oliver Glowig, allievo a Monaco di Baviera di Otto Koch e a Capri di Gualtiero Marchesi, e gia' triplamente stellato, prima all'Acquarello in Germania, poi con due stelle all' Hotel Palace a Capri e ancora due stelle all'Aldrovandi Palace a Roma. Diventato oramai, al pari del compatriota Heinz Beck, mostro sacro, possiamo dirlo, della cucina italiana gourmet, ha abbracciato a pieno il progetto di Felice Merge', enologo e proprietario di Poggio Le Volpi e di Rossella Macchia, dea ex machina dell'Azienda, per poter creare nella barricaia dell'edificio un ristorante gourmet da abbinare al piu' easy going Bistrot e braceria del piano superiore, per creare un vero hub del "gourmand" dentro i vigneti di quei 35 ettari che Felice e Armando, suo padre, acquistarono nel 1996 per farne una cantina all'avanguardia. Mi piace ricordare che il fondatore Manlio Merge', padre di Armando, nel 1920 produceva vino sfuso e lo trasportava a Roma, come facevano in molti della provincia romana a quei tempi, inclusi entrambi i miei nonni, che invece trasportavano a Roma frutta e verdura gia' dopo la prima Guerra mondiale.
Edoardo "El Asador"
 Erano i cosiddetti carrettieri, personaggi immancabili nella storia della antica Roma Metropolitana, allora sbocco commerciale obbligato per i contadini della piu' povera provincia.
Nel 2017 Oliver Glowig passa dal Mercato Centrale capitolino a Monteporzio, dicevamo, e la risposta del pubblico sia romano che locale non si fa attendere. Territorio e materia prima, lo chef che non deve strafare, ma correttamente abbinare e assecondare i prodotti, con sapori che debbono distinguersi e non con "tendenze" che coprono gli stessi ( spezie, cotture atipiche, o altro), sono questi i capisaldi dello chef teutonico che riscuotono sempre piu' successo. E la materia prima e' e deve essere fantastica, sia essa carne, pesce, verdura e pasta. Per la verdura le riminiscenze campane e isolane hanno portato a Monte Porzio dei friarielli ( o friggitelli) di una squisitezza unica, cosi' come saporitissima era la stessa cicoria. La carbonara era deliziosa, con una cremina e dei sapori che da tempo non riecheggiavano nel mio palato.
Per la carne, veramente un "buro", per dirla alla romana, servita su piatto di ghisa bollente, la Simmenthal svizzera sottoposta a frollatura e' stata una delle migliori mai degustate, tenera, saporita e ben al sangue.

Il capitolo vini e' stato introdotto da un collega sommelier FIS di Palestrina ( prima o poi sapro' il suo nome, per ora mi scuso), competente e simpatico, che fa il paio con il maitre sommelier del Barrique Dario Campanella, WSET4 e con esperienza internazionale, su carta dei vini che Oliver aveva voluto consigliata dallo sfortunato, ma sempre eccellente Luca Boccoli del Mercato Centrale. La nostra scelta e' stata quella di fare una carrellata sui vini di Poggio Le Volpi al bicchiere, lasciando alla prossima visita l'assaggio dei vini dell'altro podere della famiglia Merge', quello pugliese di Masca del Tacco, dove in vari possedimenti per circa 200 ettari, i vignaioli di Monteporzio producono Salice Salentino, Primitivo di Manduria e altre tipologie di vini tipici della regione del tacco d'Italia. Il primo vino assaggiato, by default, e' stato l'Asonia, splendido metodo classico Frascati DOC prodotto da uve Malvasia di Candia dei vigneti di colle Pisano, con sentori classici di crosta di pane, melone  e finale iodato, bollicine finissime dai 60 mesi sui lieviti. 
Poi ho chiesto l'EPOS Frascati Superiore Riserva DOCG 2016, mellifluo di melone, camomilla, cera, forse miele d'acacia e frutta esotica. Parlando con mia moglie dicevamo che somiglia piuttosto a un riesling della Mosella come profumi e sapori ed ecco che il collega sommelier dice la stessa cosa: la pensiamo "analiticamente" allo stesso modo, altro motivo di soddisfazione.

Con la carne il sommelier mi ha fatto provare il Roma DOC base da uve Montepulciano (predominante), Cesanese e Syrah. Vino abbastanza morbido di frutti rossi, macchia mediterranea e di un complessivo equilibrio. DOC Roma nasce nel 2011 con sette tipologie ed e' l'unica DOC che trae origine in una capitale europea, motivo se vogliamo anche d'orgoglio "patrio" per un territorio con tali tradizioni vitivinicole. 
 


Spese finali

La DOC nasce con soli 35 ettari, mentre oggi, dopo l'istituzione del Consorzio avvenuta nel 2018, si contano circa 270 ettari e una produzione di almeno un milione di bottiglie, con 81 produttori provenienti da un'ampia fascia della citta' metropolitana: forse sono escluse solo Tivoli e Castel Madama dalla possibilita' di rientrare nella DOC, mentre i Colli Albani e Prenestini, la Sabina Romana, la zona costiera sono ben rappresentate. Ancora una volta le nostre realta' perdono l'appuntamento, perche' poco mature in senso  imprenditoriale agricolo, per un'occasione sicuramente importante. Discutibile il fatto di utilizzare per il Roma DOC Rosso il Montepulciano in prevalenza e solo una piccola percentuale di vitigni veramente romani, quali il cesanese o il nero buono. Molta della critica, si discuteva con il sommelier, non ha certo apprezzato l'operazione che ha strizzato un po' l'occhiolino al mercato internazionale per prediligere nell'uvaggio il montepulciano, che riecheggia il noto vino e localita'  toscane e il vitigno abruzzese o la syrah ( e non il merlot oramai autoctono ad Atina e nel frusinate), che di laziale ha ben poco, per screditare vitigni dal DNA delle campagne romane, quali ad esempio il cesanese o il nero buono. Per queste ragioni uno dei flagship wine della casa, il Baccarossa nero buono in purezza, ha dovuto ricorrere alla IGT Lazio, non potendo rientrare nel disciplinare della Doc "Caput vini". Cosi' come IGT Lazio e' anche il morbido Donnaluce, forse il vino piu' apprezzato della cantina , prodotto da un blend di Malvasia di Candia, Greco e Chardonnay. Altre critiche sono venute sul versante Roma DOC Romanella Spumante  che ha diciamo istituzionalizzato pratiche secondo molti poco edificanti riguardanti la produzione di un vino frizzante locale, protagonista nelle cosiddette "fraschette" dei Castelli dove ben si abbinerebbe con la porchetta di Ariccia. Per finire mia figlia ha preso una eclaire alla panna e pistacchi che e' scomparso in men che non si dica. D'uopo la visita stile museo al ristorante sottostante Barrique,  alle nicchie "caves a' vin" con le oltre trecento etichette italiane e internazionali, alle vetrine di stagionatura di formaggi e salumi e alla cucina con oblo', il tutto con viste mozzafiato sulle vigne e sulla metropoli sottostante. Logicamente poi ho acquistato qualche prodotto, ivi compreso l'ottimo olio assaggiato sul pane  a inizio pasto, ma la prossima volta andro' piu' attrezzato. Ce ne siamo andati assai soddisfatti di questa visita degustativa avvenuta quasi per caso, certi ancor di piu' che la zona dei Castelli romani sta migliorando la sua offerta e che questa area vocata per la produzione vitivinicola puo' dare ancora molto al mondo gourmet della regione e, perche' no, nazionale.
Barrique Ristorante e Barricaia
Un appuntamento da non mancare a un passo da Roma e da Tivoli per gli appassionati di vino e buona cucina. A presto Epos e Barrique: oramai siete nella lista dei "punti godimento" del Ministro del Godimento e sarete meta assidua di escapades ai Castelli per la nostra famiglia gourmanda.
Per altre foto visitate il mio profilo facebook: Marco Moreschini









EPOS Wine and Food Barrique,
Via Fontana Candida, 3/C
00078 – Monte Porzio Catone (RM) - Italy
Telefono e fax: +39 06.9416641
E-mail: info@enotecapoggiolevolpi.it





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